Riciclo e riuso: a Ecomondo al centro dell'attenzione i rifiuti del settore tessile

A Ecomondo si è discusso in questi giorni anche del futuro del settore tessile, posto di fronte alla grande sfida della circolarità, anche in vista del 1° gennaio 2022, quando in Italia partirà la raccolta differenziata dei rifiuti tessili.

Confartigianato è presente alla fiera dedicata alla green economy con uno stand istituzionale che propone esempi di riuso e di riciclo dei prodotti tessili, che ha visto in questi giorni la presenza anche di Confartigianato Imprese Rimini. Problematiche da affrontare anche alla luce dell’entrata in vigore del decreto 116/2020 a inizio 2022 per la raccolta differenziata nel settore tessile, in anticipo di tre anni sugli altri Paesi UE.

Si è svolto il convegno ‘Ecoprogettare, innovare, misurare il futuro del tessile circolare’, al quale ha partecipato Daniele Gizzi di Confartigianato Imprese Ambiente.

Partendo dallo scenario attuale, che vede la produzione dell’industria tessile raddoppiata negli ultimi 15 anni, la responsabilità dell’8% circa delle emissioni globali e un tasso di riutilizzo e riciclaggio ancora molto basso, si è affrontata l’urgenza di identificare azioni specifiche che possano risolvere le criticità dell’intera filiera produttiva: dalla produzione al post-consumo, passando per l’utilizzo di sostanze chimiche nocive.

"In base ai dati di ISPRA riferiti al 2018" - ha spiegato Daniele Gizzi – "In Italia gli scarti tessili da raccolta urbana ammontavano a circa 146mila tonnellate e si stima che l’87%di questi prodotti finisca in discarica o negli inceneritori e che il 13% venga riciclato, ma con usi di valore inferiore. Solo l’1% è riciclato e trasformato in nuovi abiti. L’obiettivo è quello di ridurre il consumo di materie prime, minimizzando l’impatto di anidride carbonica per la produzione, risparmiando anche sui costi di importazione. Recuperare significa anche un abbattimento dei costi e minori importazioni di tessuti di origini naturale. La nostra legislazione, però, considera gli scarti pre-consumo come veri e propri rifiuti. È fondamentale che la Commissione Europea, attraverso regolamenti comunitari, riconosca questi scarti come sottoprodotti da riutilizzare".


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