Monica Falocchi racconta il Covid al Rotary Rimini Riviera
Intense emozioni dall’incontro al Rotary Club Rimini Riviera con Monica Falocchi protagonista nei momenti più drammatici dell’epidemia all’interno del reparto di terapia intensiva degli Spedali Civili di Brescia.
A Monica Falocchi il Rotary Club Rimini Riviera, tramite il Presidente Marco Alessandrini, ha riconosciuto il Paul Harris, onoreficenza riservata alle persone che con il loro impegno hanno prodotto del bene nella società.
Alla serata hanno partecipato anche i club service Soroptimist, InnerWheel e Agora.
"Raccontare, ricordare, per non dimenticare il 21 febbraio 2020 quando in servizio riceve la telefonata che conferma la presenza del virus a Codogno. Sapevamo come comportarci, sapevamo che sarebbe accaduto, ma non immaginavamo in quel modo. Le nostre identità sono state annientate dalle protezioni: tuta protettiva plastificata, occhiali protettivi, mascherina, doppi guanti. Si vedevano a malapena gli occhi. Ricordo il sudore lungo la schiena, il caldo, la sete insopportabile, il dolore che la mascherina provoca al naso, indossata anche per dodici ore al giorno. I solchi rimangono sulla faccia per ore".
Nella Primavera 2020 il volto di Monica Falocchi finì sulla copertina del New York Times per rappresentare l’epidemia e una sofferenza estrema negli ospedali.
Monica Falocchi ha trascorso ben quindici anni in un reparto di rianimazione, e questo fatto, di per sé, la rende una persona speciale. È un lavoro usurante, ma "Abbiamo accolto tutti i malati come persone, e non come numeri. Abbiamo conservato con cura i loro effetti personali. Abbiamo rappresentato l’unico contatto umano che i pazienti hanno potuto avere durante i ricoveri. L’esperienza vissuta dai sanitari, nessuno escluso, ci ha segnato profondamente
Mi sono chiesta spesso: come sono sopravvissuta a tutto questo? Ho un’unica risposta: grazie all’amore. Isolata dagli affetti per mesi, ma mai sentita sola. Chi ci ama veramente sa trovare il modo di starci vicino e sostenerci anche se è distante.
Vado fiera della categoria che rappresento: il personale sanitario, ospedaliero e del territorio, ha fatto tutto ciò che era possibile e continua a farlo con professionalità ed umanità. Il mio viso ha rappresentato, mio malgrado, il volto di migliaia di professionisti. Mai avrei pensato che uno scatto rubato avrebbe potuto finire sulla copertina di una rivista internazionale. Quella foto fu un caso, la feci senza pensare, non avevo il tempo di farlo. Realizzai molto tempo dopo il significato di quella copertina per me e per la categoria che rappresento. Quando osservo quella fotografia faccio fatica a riconoscermi. I miei occhi non erano lì, in quello scatto, erano sul campo in prima linea".