Il traffico degli studi e il mestiere di giornalista

Studi e pubblicazioni scientifiche in serie, misti a notizie non verificate, dichiarazioni politiche, fake news. Per i giornalisti, tanto più per i tanti non esperti, è un lavoraccio. Qualche settimana fa i divulgatori scientifici Adam Marcus e Ivan Oransky - fondatori di Retraction Watch, blog che traccia gli studi scientifici ritirati o corretti - hanno scritto su Wired che in questo momento la scienza si sta muovendo a una “velocità pericolosa”, sottolineando come tutti questi articoli, studi e ricerche – arrivati per la maggior parte dalla Cina, ma non solo – sul nuovo coronavirus avessero almeno una cosa in comune: quella di essere stati scritti e pubblicati di gran fretta, studi preprint (in prestampa), ossia con risultati preliminari non ancora sottoposti a un procedimento di revisione indipendente. Ma c’è un altro aspetto da considerare, che è la crescita esponenziale di persone che improvvisamente si interessano a questi studi non definitivi, che non ne colgono i limiti e che li leggono e diffondono. Interessantissimo articolo di Claudia Torrisi sulla newsletter Valigia Blu che si conclude con una serie di consigli per muoversi nel caos:

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