WIRED: Intelligenza artificiale, una nuova classifica dei lavori più impattati
Al primo posto i fisici e al quarto gli ingegneri aerospaziali, al 265esimo poeti e scrittori e agli ultimi due estetisti e pavimentisti. La classifica dei mestieri più impattati dall’intelligenza artificiale generativa suona come una "condanna a morte" per chi la domina. In realtà, proprio per gli stessi, è una "last call" per la salvezza, se non una nomination per il successo.
"L’effetto delle nuove tecnologie su alcuni lavori può essere anche positivo, solo chi non lo saprà capire verrà sostituito, non da una macchina però, ma dal collega, umano, che le ha sapute usare meglio" precisa Fabio Mercorio, uno dei ricercatori del centro di ricerca Crisp (Interuniversity Research Center of Public Services) dell'Università degli Studi di Milano Bicocca che ha realizzato questa "listona".
Assieme ai colleghi Emilio Colombo, Mario Mezzanzanica, Antonio Serino, ha preso un database di mansioni divise per oltre 900 professioni e ha domandato a tre llm (large language model) open source, Mistral (7B Instruct v 0.2), Openchat (3.5 0106) e Orca mini (v3 7b) quali sapessero fare meglio. Poi ha creato un "terminator benchmark" per indicare dove e come le nuove tecnologie ci sostituiranno o ci supporteranno. "È un indice di ‘impatto’ in senso neutro" prova a spiegare ma, consapevole della delicatezza del tema e del rischio di fraintendimenti, accetta di svelare la "sua" classifica solo a una condizione: "Devo spiegare come leggerla". Wired Italia l’ha accettata.
La top 5 delle opportunità
Prima di pronunciarsi sul probabile destino delle singole professioni, Mercorio fa una premessa anti-panico generale. "Chi è in cima alla classifica non è detto che verrà danneggiato dalle nuove tecnologie, anzi potrebbe guadagnarne in efficienza e produttività" spiega. Proprio i fisici, per esempio, rifilando noiosi calcoli agli llm, si dedicherebbero meglio al controllo e all’interpretazione dei risultati, nonché alla lotta contro le fake news scientifiche, forse più pericolose dell’intelligenza artificiale in sé, se ben utilizzata.
Similmente gli analisti di business intelligence e gli esperti in animali, al secondo e al terzo posto, mentre per gli ingegneri aerospaziali che compaiono al quarto serve una spiegazione a sé. "Nel loro caso gli llm possono rivoluzionare la ricerca di nuovi materiali e tecnologie e ottimizzare i calcoli per nuovi progetti - afferma Mercorio -. Un potenziale impatto positivo peculiare emerso in modo specifico per questo settore e da non ignorare".
La top 5 si conclude con gli statisti di cui lo studio mette in luce le skill relazionali spesso trascurate. "Nei calcoli, come i fisici, possono essere supportati, ma gli llm non li aiuteranno nella supervisione e nel coordinamento di chi raccoglie dati: questi compiti non sono gestibili dalla tecnologia" afferma Mercorio.
L’emersione del lavoro umano
"Ogni volta che ci sono task relazionali o che richiedono intelligenza emotiva, l’AI generativa, come anche la robotica, per ora non portano alcun miglioramento", spiega Mercorio. Ovvio, pensando alla maestra d’asilo, al barista e ai manager che vivono di buone relazioni e di strette di mano, ma meno in altri casi. Questa classifica ha quindi il merito di far riscoprire il lato umano e insostituibile di professioni considerate in declino "causa AI". È Mercorio stesso a citare proprio quella del giornalista. "Gli llm possono aiutarlo a elaborare grandi quantità di dati testuali, email e articoli, e a identificare potenziali fonti - recita il suo studio - ma la natura complessa e sfumata delle relazioni umane, la fiducia e la comunicazione continua richieste dalla professione lasciano questo compito principalmente un’attività umana".
Dai "chi sarò" a "cosa farò"
Dopo aver controllato i rischi legati alla propria professione, si può allargare lo sguardo e cogliere il messaggio generale del progetto. Quello che ha guidato da subito il team e che si vuole portare avanti nei prossimi anni. Basta ragionare per job title: positivo o negativo che sia l’impatto dell’AI sulle diverse carriere, sarà da monitorare in chiave di task.
"Dobbiamo iniziare a pensare a cosa facciamo e come, la qualifica che ci assegniamo è solo una conseguenza delle nostre azioni quotidiane e può cambiare nel tempo - spiega Mercorio -. Le nuove tecnologie stanno logorando le professioni da dentro, task dopo task. Solo imparando a integrarle in modo efficace, non si perderà il lavoro".
Lo devono capire i singoli ma anche le aziende, secondo Mercorio, "per gestire al meglio le risorse umane e riconoscere quali posizioni hanno un bisogno più urgente di supporto per gestire l’AI e le altre innovazioni. È nel loro interesse, per ottimizzare sforzi e investimenti di formazione e upskilling". Un lavoro lungo e che richiede continui aggiornamenti, tanto veloce evolve la tecnologia, infatti Mercorio sta lavorando per trasformare la propria lista in una guida dinamica dedicata al mondo del lavoro. "Ogni anno analizzeremo come cambia l’impatto dell’AI generativa sui vari compiti - annuncia -. Sarà anche un modo per capire quale direzione sta scegliendo chi la sviluppa".
Fonte: Wired.it